Il metaverso si presenta come la nuova frontiera dell’innovazione tecnologica, diventando più accessibile giorno dopo giorno. Questo ambiente ricco di opportunità coinvolge un numero crescente di aziende ed enti, superando il mondo del gaming per abbracciare un pubblico più vasto e diversificato. Nonostante la possibilità di vivere in un mondo virtuale attraverso il nostro avatar digitale sia stimolante, il metaverso nasconde insidie che possono rivelarsi dannose, soprattutto per i minori.
Un caso recente ha evidenziato la gravità di questi rischi, coinvolgendo una minorenne inglese vittima di stupro nel metaverso. Indossando un visore AR, la ragazza è stata attaccata da altri avatar, subendo così una violenza di gruppo.
Questo incidente ha spinto la polizia britannica a condurre la prima indagine di questo genere. Ian Critchley, responsabile delle indagini sulla protezione dell’infanzia e sugli abusi del National Police Chiefs’ Council, durante un’intervista rilasciata al Daily Mail ha espresso preoccupazione riguardo all’accaduto, sottolineando come il metaverso offra una via d’accesso ai predatori per commettere crimini orribili contro i bambini.: “Questa ragazza ha subito traumi psicologici simili a quelli di una persona che è stata violentata fisicamente. C’è un impatto emotivo e psicologico sulla vittima che dura per molto tempo, rispetto a eventuali lesioni fisiche”.
Quanto accaduto non si tratta di un caso isolato
Il report della community internazionale no-profit Eko (fino al 2023 conosciuta come Sum of Us) “Metaverse: another cesspool of toxic content” ha evidenziato che, oltre ad aver subito molestie sessuali, molti utenti hanno segnalato di aver visualizzato contenuti grafici e assistito a discorsi d’odio, discriminatori, omofobi, razzisti e a sfondo sessuale all’interno del metaverso.
Un comportamento che danneggia le persone di colore, i membri della comunità LGBTQ+, le donne e i bambini, rendendo questi spazi pericolosi e inaccessibili. I ricercatori hanno anche evidenziato la propensione del metaverso a ospitare contenuti estremisti. Infatti, nel giro di pochi minuti dalla login alla piattaforma, i ricercatori di Eko testimoniano di aver subito insulti omofobi e assistito a violenza armata (incluso uno scontro a fuoco durante una festa in casa), droghe disposte su un tavolo e un utente che perseguitava il ricercatore seguendolo in mondi diversi.
Queste vicende hanno sollevato alcune questioni molto importanti su cui soffermarsi:
Non esistono ancora leggi specifiche per gestire gli atti di violenza sessuale virtuale rendendo complicata l’azione delle autorità
Una delle problematiche legate all’azione delle forze dell’ordine all’interno di queste piattaforme è che non esistono ancora leggi create appositamente per tutelare gli utenti.
Il 26 ottobre 2023, il Regno Unito ha introdotto l’Online Safety Act 2023. La legge impone alle aziende tecnologiche la responsabilità legale di prevenire e rimuovere rapidamente contenuti illegali. Le piattaforme dovranno anche impedire ai bambini di visualizzare materiale che può essere dannoso per loro, come il bullismo, i contenuti che promuovono l’autolesionismo, i disturbi alimentari, e la pornografia. Oltre a proteggere i bambini, la legge conferisce anche agli adulti un maggiore controllo su ciò che vedono online attraverso 3 livelli di protezione per gli utenti di Internet che garantiranno:
- La rimozione dei contenuti illegali
- Il rispetto delle promesse fatte dalle piattaforme di social media agli utenti al momento dell’iscrizione, attraverso i termini e le condizioni
- La possibilità da parte degli utenti di filtrare i contenuti indesiderati, come abusi online, che non desiderano visualizzare
Attualmente l’Online Safety Act non menziona il metaverso e, a seguito della prima indagine sul caso di stupro digitale, la polizia Britannica ha chiesto un aggiornamento nella regolamentazione inglese.
Invece, l’Interpol, a gennaio 2024,ha pubblicato il libro bianco sul metaverso, un testo che contiene un’analisi urgente e dettagliata sulle principali sfide, opportunità e rischi del metaverso per le forze dell’ordine.
Il documento identifica Metacrimes attuali e potenziali, come il grooming, la radicalizzazione e gli attacchi cibernetico-fisici contro le infrastrutture critiche, nonché il furto di proprietà virtuali/culturali in 3D, l’entrata senza autorizzazione in spazi virtuali privati e la rapina a un avatar.
Oltre alle sfide da affrontare il libro bianco evidenzia anche le infinite potenzialità che può avere questo ambiente, infatti, se regolamentato e utilizzato adeguatamente, il metaverso diventa un ambiente ricco di opportunità per tutti.
Gli ambienti virtuali spesso sono privi di un sistema di monitoraggio o di un’entità di sicurezza in grado di intervenire in caso di abusi
Quando si entra all’interno di un metaverso, spesso è possibile accedere senza autenticarsi, questo rende molto complicato individuare chi commette crimini.
Inoltre, i mondi virtuali sono coperti da giurisdizioni multiple ed è possibile accedervi contemporaneamente attraverso dispositivi e sistemi multipli rendendo ancora più complesso il lavoro di indagine. Difficoltà che va ad aggiungersi alle scarse capacità delle piattaforme stesse di controllare e supervisionare i loro spazi.
Con la crescente popolarità degli ambienti virtuali, i rischi di crimini digitali, inclusi quelli legati alle molestie, aumentano inevitabilmente. La mancanza di sicurezza e di un sistema di identificazione robusto contribuisce a incoraggiare questo tipo di azioni.
La responsabilità di affrontare questi problemi è sì dei gestori delle piattaforme ma anche dei governi che necessitano di implementare e creare norme in grado di tutelare gli utenti, in particolare i minori.
Attualmente, in Italia, ancora non esiste una legge che tutela gli utenti nel metaverso se non i regolamenti stabiliti dalle varie piattaforme o le leggi già in vigore
Ad ogni modo, alcuni Metaversi hanno iniziato a muoversi in questa direzione supportando gli utenti attraverso la possibilità di creare una bolla di sicurezza intorno al proprio avatar o tele-trasportarsi altrove in caso di pericolo. Anche se la violenza avviene in un universo digitale questo non cambia gli effetti che può avere sulla vittima, in particolare se indossa un visore in grado di farla immergere completamente nella realtà virtuale.
La questione della sicurezza nei mondi virtuali è stata affrontata anche da Roberto Esposito, esperto di comunicazione e fondatore e CEO di DeRev (agenzia digitale che si occupa anche di gestire l’identità digitale di personaggi pubblici e brand) durante il suo intervento sul “Diritto d’autore e metaverso, focus on Creator Economy” organizzato da Lincensync nell’ambito della fiera Coderblock Connect.
Come spiega Esposito: ”L’identità fisica (offline) e l’identità digitale (online) prima erano ben separate ma dalla nascita di Facebook, tutto è cambiato perché ha portato l’innovazione di unire queste due identità mettendoli in contatto con amici e parenti. Quando gli utenti sono Online raccontano cosa stanno facendo nella vita reale (offline) e quando sono offline sono costantemente connessi per vedere cosa accade online. Il metaverso aggiunge una terza dimensione all’online e all’offline. Questo complica ulteriormente la gestione della nostra identità portando molti vantaggi e opportunità ma anche tanti svantaggi preoccupanti legati ai rischi di cyberbullismo e le questioni legate alla privacy”.
Guarda l’intervento completo:
di V. Giraldo